GAZA (Reuters)-Israele ai Palestinesi”A rischio Olocausto”

         
                            
         
Escalation di sangue
 
Zvi Schuldiner

L’escalation delle ultime ore parla di
un’offensiva militare israeliana che porta ancora più sangue, con
decine e decine di vittime palestinesi, dicono militanti ma molti sono
i civili. Pagano, tutti, la politica criminale dell’occupazione
israeliana. Ma anche l’avventurismo militare della fazione piu dura di
Hamas. Ora da Damasco Khaled Mashal dice che Hamas è disposta al
cessate il fuoco, ma a Gaza il fuoco e più selvaggio che mai.
Alle
fondamenta di questa tragedia c’è la politica del governo israeliano
basata sullo strangolamento prima del governo di Hamas e poi della
popolazione. Ma anche la risposta di Hamas, la sua tattica, ha
aggravato la situazione. Soprattutto considerando gli attacchi di
missili sulla popolazione israeliana nella regione di Sderot che hanno
causato la morte di uno studente al Sapir College provocando una
reazione d’isteria che ha chiamato in causa lo stesso governo
israeliano. Poi la demagogia dell’opposizione di destra ha fatto il
resto perché il primo ministro Olmert scattasse all’offensiva militare.
Ma
a questo punto l’escalation israeliana ha provocato la risposta più
dura di Hamas che ha colpito con missili la città di Ashkelon. Un
segnale che Hamas forzava militarmente la crisi per riaprire la
trattativa tra i tre attori locali: Egitto, Israele e il governo de Abu
Mazen. Per un accordo di cessate il fuoco che rimettesse in gioco il
ruolo della frontiera egiziana, chiamando in campo l’Europa e
ridimensionando il peso del governo di Abu Mazen. Per questi obiettivi
i duri di Hamas erano disposti anche ad una nuova invasione israeliana
che sarebbe costata ancora molto sangue e un alto prezzo per i civili
palestinesi. Palestinesi e israeliani sono oggi le vittime del gioco di
scacchi gli tra Stati uniti, sempre più attivi con la loro politica di
terrore, Israele e la fazione militare di Hamas. E sfortunatamente il
meccanismo funziona: in modo massiccio forze militari israeliane hanno
iniziato, anche con i bombardamenti aerei, la feroce offensiva su Gaza
seminando morte e distruzione anche tra i civili. E nelle ultime ore
l’esercito israeliano ha confermato la morte di due soldati israeliani:
è un segnale in più che rafforza la logica israeliana della guerra.
Sangue e vendetta, vendetta e sangue, questa pare la regola del gioco.
Il gioco sporco di due leadership criminali che porta alla morte, alla
crescita dell’odio e allontana la possibilità di dialogo.
Ma
attenzione. Non c’e simmetria. La politica demenziale dei
fondamentalisti di Hamas non può, non deve farci dimenticare che la
radice del problema sta nella continuazione della politica
d’occupazione militare di Israele che gioca non solo con il futuro dei
palestinesi ma anche con quello degli israeliani. Senza dimenticare le
responsabilità della comunità internazionale che, mentre alimenta
scenari di guerra in Medio Oriente, annuncia – come ad Annapolis –
processi di pace falsi e sepolti in partenza. Gli stessi che, ora, Abu
Mazen dichiara «sepolti» dalle macerie dei raid aerei israeliani.
 
«Vogliono la guerra, per eliminare Hamas»
 
L’analista israeliano Halper: l’invasione delle truppe di terra sarà un massacro che alimenterà lo scontro Occidente-islam
Di fronte a quest’orribile prospettiva l’Unione europea e gli Usa non stanno muovendo un dito
Michelangelo Cocco

«Uno scontro che, alimentando il fanatismo,
accentuerà la tensione tra Occidente e mondo islamico, e potrà portare
a compimento lo stato di apartheid che la leadership israeliana vuole
realizzare per i palestinesi». Jeff Halper guarda con estrema
preoccupazione al braccio di ferro in atto a Gaza tra Israele e Hamas e
si chiede come sia possibile che l’Unione Europea non cerchi una
mediazione. Analista politico e storico pacifista israeliano, Halper ha
risposto alle domande del manifesto al telefono da Gerusalemme.
Come sono percepiti dall’opinione pubblica israeliana i bombardamenti su Gaza e i massacri di civili palestinesi?
Dal
loro punto di vista tutto ciò è giustificato, perché rientra nella
«guerra al terrorismo». Non hanno alcun contatto col contesto politico,
non vedono che l’obiettivo d’Israele è la distruzione della leadership
politica di Hamas. Non vedono nemmeno l’occupazione. Questa parola
negli ultimi tempi non viene più utilizzata nonostante Israele – dopo
il ritiro delle truppe e dei coloni nel 2005 – occupi ancora Gaza,
perché ne controlla completamente il territorio e le frontiere. In
questo contesto i razzi «Qassam» contro Sderot sembrano missili sparati
senza motivo da terroristi contro la popolazione civile. La gente non
vede che Hamas è un attore politico che da tempo offre una tregua in
cambio della fine dell’assedio alla Striscia.
E i «Qassam» contro Sderot? Cosa sta facendo il governo israeliano per proteggere gli abitanti della cittadina?
La
gente di Sderot è ostaggio di politici irresponsabili che adottano un
approccio solo militare. Il lancio di «Qassam» potrebbe finire domani,
se si fosse d’accordo nel raggiungere una tregua con Hamas. Ma
l’esecutivo presieduto da Olmert sta lavorando in direzione opposta,
per distruggere il regime di Hamas. La leadership politico-militare sta
insomma utilizzando il panico di Sderot per attaccare Gaza.
Quali conseguenze umanitarie dovremmo aspettarci, se si verificasse una massiccia invasione di Gaza da parte dell’esercito?
Con
la «gaffe» fatta l’altro ieri dal viceministro della difesa Vilnay
sulla Shoah contro Gaza, l’ha chiarito lo stesso governo: potranno
essere uccisi centinaia, migliaia di civili innocenti. Israele non fa
più distinzione tra civili e combattenti. Nei mesi scorsi il governo ha
inventato per Gaza l’appellativo di «entità nemica», categoria che non
esiste nel diritto internazionale, proprio per giustificare l’uccisione
di centinaia di civili. Olmert da giorni ripete che al sud c’è «una
guerra», ma non dice che si tratta di un conflitto anche contro la
popolazione civile palestinese.
Cosa teme Israele da un punto di vista militare, dopo la sconfitta nella guerra dei 34 giorni contro Hezbollah dell’estate 2006?
Israele
non fa distinzione tra Hamas, al Qaeda, Hezbollah. Da un punto di vista
della propaganda questo funziona: diranno che attaccano Gaza, perché lì
c’è al Qaeda. Ma Israele deve ristabilire il potere di deterrenza perso
dopo l’ultima guerra in Libano. Per questo motivo deve vincere
militarmente. È per questo che ritengo inevitabile l’invasione. Se non
la mette in atto, la sua immagine subirà un crollo agli occhi sia degli
Stati Uniti sia del mondo islamico. L’attacco dovrà concludersi con
l’eliminazione dell’intera leadership di Hamas e la consegna del potere
nelle mani dell’Anp di Abu Mazen o – ipotesi molto meno probabile – una
rioccupazione della Striscia.
Quali le conseguenze sulla politica di entrambi i campi?
La
cosa incredibile è, anzitutto, che né l’Europa né gli Stati Uniti
stanno muovendo un dito di fronte a questo dramma. Israele può fare
quindi qualsiasi cosa. Le conseguenze per Israele potranno essere solo
positive: il premier Olmert diventerà popolare, perché potrà riuscire a
fermare il lancio di «Qassam» contro Sderot. E i palestinesi resteranno
prigionieri di uno stato di apartheid. Una volta che Hamas sarà
distrutta, la Comunità internazionale, con l’aiuto di Abu Mazen che di
fatto sta collaborando con Israele, sarà in grado d’imporre ai
palestinesi uno stato «bantustan» composto da Gaza e tre, quattro
cantoni in Cisgiordania, senza continuità territoriale.
Ma Hamas ufficialmente offre una tregua, mentre Israele teme la perdita di molti soldati a Gaza. Perché non si fermano?
Lo
spazio di manovra politica per fermarli c’è. Il problema è che la
Comunità internazionale sta dando a Israele mano libera. L’Europa non
obietta nulla agli Usa, è passiva. Il conflitto può ancora essere
risolto, perché finora viene inteso ancora come uno scontro politico,
ma se Israele invaderà Gaza e ucciderà la leadership di Hamas e
centinaia di persone, la guerra verrà spostata su un piano teologico,
tra occidente e islam, che potrà destabilizzare l’intero Medio Oriente.
Di fronte a questa orribile prospettiva che stanno facendo l’Europa e
la Comunità internazionale?
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